da http://www.trociabeach.it/2013/06/vado-a-vedere-una-partita-di-baskin/
Queste le parole di Roberta che era presente a TROCIA-MENTE DIVERSA, domenica 26 maggio 2013.
Domenica 26 maggio, rientro a casa da un turno al lavaggio piatti della sagra parrocchiale, c’è caldo e l’allergia ai pollini non mi lascia in pace. Il tempo di una doccia, poi un saluto veloce quando sono già al primo pianerottolo di scale: “Ciao, noi usciamo!” In quel noi c’è anche mio figlio di 10 anni che, incuriosito da quanto gli ho preannunciato, vuol proprio andare a vedere come si possa giocare a basket con qualcuno che resta su una carrozzina. Mi raggiunge la voce di mio marito: “Dove andate?” Rispondo come se fosse la cosa più ovvia che ci sia: “A vedere una partita di baskin!” Ormai sono in cortile e quando inforco la mia bicicletta, mio marito è alla finestra a chiedermi chiarimenti, ma anche incredulo: io che vado a vedere una partita!?!
Trocia-mente diversa – 26 maggio 2013
Arriviamo alla palestra “Einaudi”, dove mi aspettavo di trovare una festa, invece sento e vedo un clima di concentrazione: questi fanno sul serio! Quasi nel timore di disturbare il pubblico attento, catalizzato dalla partita e gli stessi giocatori, cerchiamo i nostri posti tra le seggioline del pubblico e, senza neppure accorgercene, finiamo proprio vicino ad un amico di mio figlio. E io subito: “Così fate due chiacchiere, se ti stanchi”. Ma nessuno si sta stancando. I due bambini sono già lì, con gli occhi sgranati. Sento: “Pazzesco!” Lancio un’occhiata al campo per cercare Tristano e Stefania a cui avevo promesso che sarei stata presente e scopro che tra i giocatori ci sono altri amici, Alessandro, Francesco, Donella in panchina… Stefania è al tiro e io lì vicino; vedo che fa una piccola smorfia e penso che mi stia salutando, allora mi sbraccio, ma la smorfia non è per me, è per la concentrazione del momento. Tiro: canestro!! Il mio applauso è il più rumoroso. Vorrei dire ai miei vicini di posto che io la conosco, che lei è mia amica, ma pare che già la conoscano anche loro, perché parte un “Vai Stefy!!” Inizialmente non capisco bene le regole del gioco e chiedo; qualcuno mi dà informazioni e subito mi trovo a fare il tifo per tutti. È assurdo, ma proprio non riesco a tenere una squadra sola: devo per forza tifare per tutti. Ma non solo, mi sembra di partecipare ad ogni tiro. Non c’è tensione e non c’è pietismo, c’è solo una grande voglia di divertirsi. Un divertimento serio, fatto di concentrazione, di altruismo, di attenzione all’altro, perché prima di fare bene a lui, fa bene a noi. La faccenda deve avermi presa un po’ troppo, perché di fronte a certi tiri mi commuovo. Per fortuna che posso sempre far finta che questi occhi lucidi siano causati dalla mia allergia. Alla fine, come ogni ultras che si rispetti, facciamo un’invasione di campo. Beh, adesso non allarghiamoci troppo, invasione, invasione, non direi, certo che, una scappata sul campo a stringere la mano ai campioni non ce l’ha tolta nessuno. Non soddisfatta, voglio conoscere anche Claudio Imprudente (ndr: Presidente dell’Associazione “Centro Documentazione Handicap” di Bologna), rimasto tutto il tempo a bordo campo. Sono un po’ a disagio, perché non so bene come comunicare con lui. È proprio Claudio, che viene in soccorso alla mia disabilità del momento, con un sorriso e due occhi sgranati che parlano da soli. Il ragazzo che gli fa da voce, ci permette di fare una veloce chiacchierata. Non mi accontento, la chiacchierata vorrei continuarla io con lui e allora mi danno tra le mani la tavola trasparente con le lettere dell’alfabeto e Claudio si mette all’opera. Riesco a leggere un CIAO, che per me è come se avesse recitato la Divina Commedia. Adesso sì che sono realizzata: adesso mi sento di riuscire a respirare le vostre abilità. Grazie a chi ci ha fatto conoscere questa iniziativa, a chi l’ha realizzata, a chi ci crede e ai protagonisti: i ragazzi e le loro famiglie.
Roberta, una maestra orgogliosa d’avervi conosciuti